Sono stati recentemente pubblicati su Carcenogenesis, la prestigiosa rivista scientifica della Oxford University Press, gli studi dell’equipe del CEINGE di Napoli, impegnata nello studio di farmaci per la lotta al Neuroblastoma.
Questa ricerca, iniziata nel 2014, ha analizzato i geni di 68 tumori detti “ultra-high risk” perché particolarmente aggressivi. Il lavoro ha identificato livelli anormali di 27 geni che possono essere utilizzati sia come bersagli terapeutici sia come marcatori per predire la prognosi negativa dei bambini affetti da questo devastante cancro. I ricercatori hanno, inoltre, dimostrato che la combinazione di due farmaci è in grado di ristabilire i livelli di questi 27 geni, suggerendo, quindi, un nuovo approccio terapeutico mai utilizzato finora.
A farla un gruppo di ricerca italiano a cui hanno partecipato il dottor Mario Capasso, il professor Achille Iolascon e due giovani ricercatrici, le dottoresse Roberta Russo e Flora Cimmino dell’Istituto di Ricerca CEINGE di Napoli (Università di Napoli Federico II).
«I dati provenienti da questo studio – spiega il dottor Capasso – sono importanti per capire meglio i meccanismi genetici e biologici alla base della malattia, per meglio individuare i bambini con Neuroblastoma aggressivo e di conseguenza migliorare le terapie per questa devastante malattia.
Ad oggi grazie ai risultati della ricerca scientifica – sottolinea il dottore – circa il 50-60% dei bambini malati di Neuroblastoma high risk supera la malattia. Purtroppo, però, per il restante 40-50% dei bambini che presentano un Neuroblastoma aggressivo, le cure sono ancora inefficaci»
L’indagine dei ricercatori non è finita. Il progetto richiede un lavoro di squadra, fatto di medici e biologi e strumenti sofisticati per poter trasferire questi risultati direttamente dal laboratorio alla pratica clinica, ovvero al letto del paziente.
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