CAR-T, risultati positivi da ricerca del Bambino Gesù: “La nostra scommessa sin dall’inizio”

Studio pubblicato su Nature Medicine. La segretaria generale FNB, Sara Costa, sul ruolo della Fondazione Neuroblastoma: “Visionari nel crederci con il professore Locatelli quando in tanti non ci credevano”

Genova, 8 settembre 2025 – “Ho appreso con orgoglio della recente pubblicazione sulla rivista scientifica Nature Medicine dei risultati incoraggianti di uno studio del Bambino Gesù sull’uso delle cellule CAR-T per il neuroblastoma. In questo filone, la Fondazione Italiana per la Lotta al Neuroblastoma ha scommesso da subito, contribuendo al sostegno della prima fase, determinante per l’ottenimento dei dati preliminari che hanno consentito altri passi avanti e i risultati di oggi. Abbiamo creduto in questo ramo di ricerca quando ancora in tanti non ci credevano; ciò grazie allo spirito visionario del professore Franco Locatelli per il Bambino Gesù e anche mio e della nostra fondazione”: così Sara Costa, segretaria generale della Fondazione Italiana per la Lotta al Neuroblastoma (FNB) e presidente dell’Associazione Italiana per la Lotta al Neuroblastoma, a proposito di uno studio dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù basato sulla sperimentazione delle cosiddette cellule CAR-T di terza generazione in pazienti con neuroblastoma recidivante (che si ripresenta) o refrattario (che non risponde al trattamento): due situazioni di alto rischio che – come si sottolinea nel sito web del Bambino Gesù – “con le attuali strategie terapeutiche” sono associate a “probabilità di guarigione” ancora basse, cioè “inferiori al 20%”.

I dati di questa linea di ricerca sono descritti in un articolo pubblicato ad agosto scorso su Nature Medicine in termini di sicurezza e di efficacia del trattamento sperimentale,  a consolidamento di precedenti risultati: lo studio clinico di fase I/II “conferma e rafforza i dati pubblicati nel 2023 sul New England Journal of Medicine, quando erano stati presentati i primi risultati parziali su un numero più limitato di pazienti (27 invece degli attuali 54)”, si legge in un comunicato stampa  del Bambino Gesù che riporta gli esiti divulgati due anni fa e quelli più recenti.

“Nel complesso – si apprende nella nota a proposito dei dati pubblicati ad agosto -, due pazienti su tre hanno risposto positivamente alla terapia e il 40% ha raggiunto una remissione completa a sei mesi dall’infusione” delle CAR-T GD2.

Le CAR-T di terza generazione

In estrema sintesi e semplificazione, le cellule CAR-T, in particolare le CAR-T GD2, sono cellule del sistema immunitario, i linfociti T, prelevate dai pazienti, modificate in laboratorio e poi reinfuse nel corpo dei pazienti stessi per svolgere al meglio il loro compito di riconoscere e attaccare le cellule tumorali. In questo caso, come CAR-T di terza generazione, esse sono progettate per riconoscere le proteine GD2 espresse come una specie di etichetta soprattutto sulla superficie delle cellule tumorali e che diventano bersaglio delle CAR-T, pronte a colpire in modo selettivo, mirato, le cellule tumorali a vantaggio di quelle sane.

La ricerca basata sulle cellule CAR-T GD2 condotta al Bambino Gesù è arrivata alla fase I (focalizzata soprattutto sulla sicurezza e la tollerabilità del trattamento) e alla fase II (focalizzata anche sulla valutazione dell’efficacia e della non tossicità del trattamento) su un campione di pazienti, secondo le varie fasi da seguire nelle sperimentazioni cliniche.

I risultati diffusi dal Bambino Gesù

“Lo studio – si specifica nella nota stampa del Bambino Gesù – ha coinvolto 54 bambini in tutto (35 arruolati nella sperimentazione clinica e 19 trattati in regime di esenzione ospedaliera per le terapie avanzate), che sono stati sottoposti all’infusione di cellule CAR-T GD2 prodotte a partire dai propri linfociti e modificate in laboratorio per riconoscere e distruggere selettivamente le cellule tumorali. Nel complesso, due pazienti su tre hanno risposto positivamente alla terapia e il 40% ha raggiunto una remissione completa a sei mesi dall’infusione.

I dati sono particolarmente incoraggianti nei bambini trattati con un basso carico di malattia alla dose raccomandata: in questa popolazione la risposta globale ha raggiunto il 77%, con una sopravvivenza a cinque anni del 68% e una sopravvivenza libera da eventi del 53%.

Risultati ancora migliori sono stati osservati nei pazienti trattati in fase precoce, dopo una o due linee di terapia, con una sopravvivenza a cinque anni vicina al 90%, contro il 43% dei bambini già sottoposti a tre o più linee di cura.

Anche il trattamento in fase di consolidamento, dopo la prima linea e in assenza di malattia evidente ma con alto rischio di ricaduta, ha dato esiti promettenti: sette degli otto bambini trattati in questa condizione (che avevano un atteso di ricaduta in almeno 4 di essi) sono tuttora liberi da malattia, con un follow-up (percorso di controllo periodico, nda) mediano di 15 mesi.

Un ulteriore dato di rilievo riguarda i 13 pazienti i cui linfociti T erano stati raccolti già al momento della diagnosi, prima dell’esposizione alla chemioterapia. In questa coorte la sopravvivenza globale a 5 anni ha raggiunto il 100% e la sopravvivenza libera da eventi il 66,5%, contro rispettivamente il 33,2% e il 22,6% dei bambini trattati con cellule prelevate più tardi, al momento della recidiva.

La differenza dimostra che l’utilizzo di linfociti non compromessi dai trattamenti citostatici permette di ottenere CAR-T più funzionali ed efficaci, fornendo una forte evidenza per raccogliere cellule già alla diagnosi al fine di aumentare le possibilità terapeutiche future.

Il profilo di sicurezza è stato confermato: non sono emersi nuovi segnali di tossicità. Nei rari casi di neurotossicità severa, la condizione è stata completamente risolta grazie all’attivazione del “gene suicida” iC9, che consente di interrompere l’attività delle CAR-T in caso di effetti collaterali gravi.

Il trattamento sviluppato al Bambino Gesù è frutto di anni di ricerca e di un lavoro congiunto dell’Officina Farmaceutica e delle aree di Oncoematologia, Terapie Cellulari, Terapie Geniche e Trapianto Emopoietico”.

Le dichiarazioni di Locatelli

Nella nota stampa, si raccolgono le dichiarazioni del professore Franco Locatelli, responsabile del Centro Studi Clinici Oncoematologici del Bambino Gesù: “Abbiamo iniziato questo percorso molti anni fa con l’obiettivo di dare una nuova chance di guarigione ai bambini con neuroblastoma – commenta Locatelli -.  I dati pubblicati oggi ci dicono che quella strada era giusta e che siamo sempre più vicini a rendere questa terapia parte integrante delle cure standard”.

Verso uno studio più allargato

Lo studio proseguirà sempre in fase II, ma su scala più ampia, con il coinvolgimento di diversi centri europei. “La ricerca sulle CAR-T contro il neuroblastoma – si apprende nella nota del Bambino Gesù – prosegue ora con un nuovo capitolo: è infatti in fase di avvio uno studio multicentrico europeo di fase II, concordato con l’Agenzia Europea del Farmaco (EMA). L’indagine coinvolgerà bambini con un carico di malattia limitato e già trattati con non più di due linee di terapia, le condizioni in cui i risultati hanno mostrato i maggiori benefici. L’obiettivo è confermare su scala più ampia i dati finora ottenuti e aprire la strada a una futura disponibilità della terapia non solo al Bambino Gesù, ma anche in altri centri internazionali, offrendo così una concreta prospettiva di cura a un numero sempre maggiore di piccoli pazienti”.

La Fondazione Italiana per la Lotta al Neuroblastoma

“La ricerca sulle CAR-T contro il neuroblastoma è stata sviluppata interamente al Bambino Gesù grazie al sostegno di numerosi enti e programmi di finanziamento nazionali e internazionali”, prosegue il comunicato a proposito di forme di sostegno che comprendono inoltre “contribuzioni specifiche” arrivate anche, tra gli altri, dalla Fondazione Italiana per la Lotta al Neuroblastoma (citata nella nota come Fondazione NB – Neuroblastoma).

Si tratta di un ramo di studio su cui la fondazione ha creduto sin dall’inizio, sottolinea Sara Costa, presente nel 2023 accanto al professore Locatelli alla conferenza stampa indetta dal Bambino Gesù per illustrare i primi risultati dello studio pubblicati sul New England Journal of Medicine  (si veda la foto a corredo di questo articolo; un’immagine di gruppo con al centro Locatelli e Costa a margine della conferenza).

Le CAR-T e tumori solidi: Locatelli ne parla a Genova

Proprio delle cellule CAR-T nei tumori solidi (come, appunto, il neuroblastoma) parlerà il professore Franco Locatelli nel corso di un ampio convegno a Genova, a Villa Quartara, il 30 e 31 ottobre prossimi.

Il convegno vede tra i patrocinanti la Fondazione Italiana per la Lotta al Neuroblastoma e consente l’acquisizione di 8 crediti ECM (Educazione Continua in Medicina). Per informazioni sul programma e sulle iscrizioni, possibili entro il 30 settembre, cliccare qui.

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di Francesco Ciampa, giornalista, ufficio stampa Associazione Italiana per la Lotta al Neuroblastoma

Nella foto, al centro, il professore Franco Locatelli e la presidente Sara Costa, a margine della conferenza stampa nel 2023 al Bambino Gesù