Quando Il Tumore Nasce Già Maligno Ed È Centrale La Ricerca
Intervista con Massimo Conte, vicepresidente dell’Associazione Italiana per la Lotta al Neuroblastoma: limiti della diagnosi, studi scientifici, “medicina di precisione”
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Genova, 24 gennaio 2022 – Nella gamma delle malattie riconducibili al termine “tumore neuroblastico periferico” è incluso il Neuroblastoma come specifica “variante maligna ad esordio metastatico”. Per questa particolare forma tumorale sono evidenti i limiti della diagnosi precoce e la ricerca “diventa indispensabile”; anche perché “ancora oggi non conosciamo perfettamente i meccanismi biologici” alla base di questa malattia che “nei bambini di età superiore ai 18 mesi” si rivela “spesso metastatica e poco curabile”. A spiegare le diverse sfumature di questo scenario clinico è Massimo Conte, medico pediatra all’unità operativa complessa di oncologia pediatrica del “Gaslini” di Genova, vicepresidente dell’Associazione Italiana per la Lotta al Neuroblastoma, coordinatore del Gruppo Italiano Neuroblastoma per AIEOP, Associazione Italiana Ematologia Oncologia Pediatrica.
Dottor Conte, una delle caratteristiche del Neuroblastoma è che può nascere già in forma maligna. In quali termini può confermare questo aspetto?
“Il termine Neuroblastoma oggi è da considerarsi obsoleto ed è stato infatti sostituito con quello di tumore neuroblastico periferico (TNP) che identifica uno spettro di tumori a diversa malignità e comportamento clinico. Si passa infatti dal Ganglioneuroma, variante assolutamente benigna che non richiede terapia se non la sola chirurgia in casi selezionati, al Ganglioneuroblastoma, tumore a malignità intermedia, fino ad arrivare al Neuroblastoma, variante francamente maligna ad esordio metastatico in oltre il 50% dei casi e la cui prognosi risulta decisamente peggiore nei bambini con più di 18 mesi alla diagnosi”.
Il fatto che il Neuroblastoma possa nascere come variante maligna ad esordio metastatico fa sì che si riduca l’importanza della diagnosi precoce?
“Il neuroblastoma è un tumore embrionario per il quale non esiste ad oggi un programma di diagnosi precoce. Molti anni fa in Giappone si era tentato di avviare un programma di screening nei neonati utilizzando una sostanza presente nelle urine e prodotta dal tumore per cercare di diagnosticare in anticipo le forme metastatiche; i risultati di quel progetto furono completamente fallimentari in quanto si ottenne soltanto di diagnosticare neuroblastomi peri-natali a ottima prognosi e in grado di regredire spontaneamente ma non di ridurre l’incidenza del vero tumore metastatico a prognosi peggiore. Nel caso del neuroblastoma, infatti, il fattore tempo ha un impatto relativo sull’estensione della malattia in quanto le forme destinate ad essere metastatiche esordiscono alla diagnosi già così”.
Se il tumore si caratterizza per il suo essere maligno e metastatico sin dal suo esordio, possiamo dire che la ricerca diventa molto più importante anche in considerazione dei limiti della diagnosi precoce?
“Ancora oggi non conosciamo perfettamente quali siano i meccanismi biologici che sottendono ad un così diverso comportamento del neuroblastoma e il perché nei bambini di età superiore ai 18 mesi la malattia sia spesso metastatica e poco curabile. La ricerca quindi diventa indispensabile per studiare a fondo il corredo genetico della cellula tumorale, capire quali interruttori biologici vengano attivati, quali soppressi, quali siano gli oncogeni o le molecole effettrici responsabili dell’aggressività della malattia o della sua scarsa risposta alla terapia anti-tumorale”.
Quali progressi concreti arrivano dalla ricerca rispetto alle caratteristiche maligne di questi tumori?
“Grazie agli studi di sequenziamento genico della cellula tumorale oggi sappiamo che la presenza o meno di determinate alterazioni può essere associata a prognosi diverse: ne sono chiari esempi l’identificazione della mutazione di ALK o di ATRX come marcatori di pessima prognosi; e ancora, la presenza di alterazioni nel numero dei cromosomi della cellula tumorale che sottende ad una maggior aggressività e refrattarietà alla terapia. Tutte queste nuove conoscenze hanno anche permesso negli ultimi anni di mettere a punto una serie di farmaci ‘intelligenti’ in grado di silenziare queste mutazioni ed essere utilizzati da soli o in combinazione alla chemioterapia convenzionale contro la malattia. In sintesi, questa è la base della medicina di precisione che è e sarà sempre di più in futuro la nuova sfida per la cura dei tumori”.
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A cura di Francesco Ciampa, ufficio stampa; telefono cellulare: 338-9988070