La storia di Alice Olivero nel ricordo di sua madre

Intervista con Sara Girardi: il neuroblastoma di sua figlia, la solidarietà di Acceglio, la ricerca come speranza, la medicina come relazione di cura

Acceglio (Cuneo), 10 agosto 2023 – “Abbiamo chiesto non fiori, ma offerte per aiutare la ricerca scientifica, per l’Associazione Italiana per la Lotta al Neuroblastoma. E così abbiamo raccolto 7.300 euro, forse poco per la ricerca, ma tanta roba se consideriamo le dimensioni e i mezzi della nostra comunità”: Sara Girardi racconta la solidarietà di Acceglio, nel Cuneese, in occasione dei funerali di Alice Olivero, una delle sue tre figlie scomparsa a marzo scorso all’età di sedici anni per un neuroblastoma diagnosticato cinque anni prima, quando di anni ne aveva undici.

La ricerca scientifica, la medicina personalizzata, le cure al Gaslini hanno aiutato Alice consentendole per molto tempo di stare a casa”, di andare a scuola e seguire le lezioni in presenza il più a lungo possibile, di andare a cavallo e praticare sport come lo sci di fondo e la pallavolo. Insomma, “non era la vita di qualsiasi altra adolescente, ma nemmeno di una persona malata” nel senso più paralizzante della situazione.

Da qui la scelta dei famigliari di Alice: sostenere la ricerca sul neuroblastoma per nuovi passi avanti rispetto ai progressi già compiuti dalla medicina e “perché non succeda a nessun altro ciò che è successo a mia figlia”, sottolinea Sara Girardi ricordando poi l’impegno di sua madre, Marilena Serra, vicina all’associazione del “Bambino con l’imbuto” ad esempio in occasione della campagna di Pasqua “Cerco un uovo amico”; una forma di attivismo e generosità “che l’aiuta a sentirsi utile”.

Il pensiero va, inoltre, alle professioniste e ai professionisti di cura conosciuti al “Gaslini” durante l’esperienza di malattia di Alice: “Vorrei che venisse scritto a caratteri cubitali che il Gaslini ha uno staff stratosferico dal punto di vista professionale e umano”.

Proprio al “Gaslini” Sara Girardi apprende il nome della malattia di sua figlia, “il neuroblastoma, un nome che non mi entrava in testa”: qui anche la scoperta dell’Associazione Italiana per la Lotta al Neuroblastoma grazie a una locandina esposta in uno dei corridoi dell’istituto di cura genovese. Sempre al “Gaslini” l’incontro con “i miei dottori”, come li chiama la mamma di Alice citando “Garaventa, Conte, la dottoressa Amoroso, Lanino”: “A me manca Alice e mi mancano loro – scandisce -, perché con loro c’era un contatto empatico, non solo medico, ma anche umano, di lotta e di speranza”.

Nei pensieri di questa madre ci sono le persone che in vari modi hanno voluto ricordare sua figlia, “una ragazza piena di vitalità che apprezzava il ‘qui e ora’, con la voglia di ridere e sempre con la battuta pronta”.

Sara Girardi porta quindi la testimonianza scritta dalla professoressa Giorgia Dalmasso per il giornalino online dell’Istituto Bianchi-Virginio di Cuneo dove la giovane frequentava il liceo artistico: “Alice faceva parte della redazione e io credo sia doveroso salutarla anche da qui, da questo blog sul quale lei avrebbe tanto voluto ancora scrivere”, si legge tra le altre cose nell’articolo della docente.

“Alice era speciale – prosegue la professoressa Dalmasso -. […] Forza e dignità sono forse proprio le parole che meglio la descrivono […] è la studentessa che tutti dovrebbero incontrare almeno una volta nella vita. Quella a cui capita di dover dire basta, che non importa, non c’è fretta, le cose importanti sono altre. E invece aveva ragione lei. A 14, 15, 16 anni… la scuola è importante, gli amici sono essenziali ed è fondamentale vederli negli occhi, non attraverso uno schermo luminoso. A quell’età è importante tingersi i capelli di blu e avere le unghie sempre laccate e curate; è importante ridere e imparare e così tentare di beffare la morte”.

“Alice – continua l’insegnante – mi ha insegnato sicuramente molto più di quanto le abbia insegnato io. E resterà sempre nel mio cuore e in quello di tutti coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerla […]”.

Un ricordo ravvivato anche in occasione della nascita di un gipeto nel comune di Acceglio, nell’alta Valle Maira, “un evento atteso da circa un secolo” di cui si è appreso proprio il 24 marzo, il giorno della scomparsa di Alice.  Un accadimento frutto di un progetto di reintroduzione della specie ritenuta importante poiché questo uccello ha un ruolo fondamentale nella catena alimentare dell’ecosistema alpino.

“Ali”: questo il nome dato al gipeto “battezzato” a giugno dalle comunità locali in memoria della ragazza con la partecipazione di bambine e bambini dell’istituto comprensivo “San Damiano Macra” e della scuola primaria di Prazzo che fu anche la scuola di Alice. Un gesto simbolico per celebrare la vita che va avanti nonostante tutto. Un inno alla vita perché per le persone che l’hanno conosciuta Alice era la vitalità che continua a esistere come esempio da preservare, come essenza da respirare tra le montagne a lei care.

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di Francesco Ciampa, giornalista, ufficio stampa Associazione Italiana per la Lotta al Neuroblastoma