Scoperto gene associato all’aggressività del neuroblastoma
Studio coordinato da Mario Capasso (CEINGE di Napoli) e pubblicato sulla rivista scientifica Advanced Science. Obiettivo: agire sulle alterazioni genetiche per terapie precoci, mirate e personalizzate
Napoli, 3 luglio 2025 – Occhi puntati su una particolare variante genetica capace di influenzare l’espressione di un gene, che per effetto della sua alterazione è tra quelli associati allo sviluppo e all’aggressività del neuroblastoma con la sua particolare caratteristica di incidere sia sul metabolismo lipidico (dei grassi) sia sulla formazione (oncogenesi) del tumore.
Il legame tra questa variante chiamata rs2863002 e l’alterazione del gene chiamato HSD17B12, è stato osservato per via di uno studio descritto sulla rivista scientifica Advanced Science (leggi l’articolo qui): un lavoro di ricerca traslazionale sulla base di dati di laboratorio, di modelli informatici, con strumenti di ingegneria genetica e con dati clinici al fine di individuare possibili applicazioni in campo medico.
Più in particolare, questa linea di ricerca potrebbe contribuire all’apertura di nuovi possibili approcci terapeutici: l’obiettivo è quello di arrivare a diagnosi e trattamenti precoci sulla base dell’individuazione dell’alterazione genetica e a terapie mirate volte a inibire il gene mutato; ciò, seguendo la strada di una medicina che punta a essere sempre più personalizzata, su misura di ogni paziente, e di “precisione” per agire in modo preciso e “intelligente” lì dove serve, sulle cellule tumorali, risparmiando per quanto possibile le cellule sane.
Lo studio è stato coordinato da Mario Capasso, professore dell’Università degli Studi di Napoli Federico II e principal investigator (responsabile di ricerca) del CEINGE-Biotecnologie Avanzate Franco Salvatore, in collaborazione con l’Istituto “Gaslini” di Genova e il Children’s Hospital di Philadelphia (Stati Uniti).
In un articolo a cura di Alessandra Buono, ufficio stampa del CEINGE, le parole di Mario Capasso: “Il nostro studio, co-finanziato dalla Fondazione Italiana per la Lotta al Neuroblastoma, dall’associazione OPEN (Oncologia pediatrica e Neuroblastoma) e dall’AIRC, si è sviluppato in tre fasi. Prima abbiamo analizzato milioni di dati genetici con tecniche bioinformatiche avanzate, poi siamo passati a studi epigenetici per identificare le varianti patogenetiche, e infine abbiamo modificato geneticamente cellule tumorali con tecnologie di ingegneria genetica (genome editing) per studiarne il comportamento”.
Nell’articolo su Advanced Science, la ricercatrice e prima autrice dello studio, Teresa Maiorino, descrive lo studio. Qui alcuni passaggi della presentazione che proponiamo traducendola in lingua italiana con particolare riferimento al ruolo del gene HSD17B12. A tal proposito, HSD17B12 emerge con la sua “importanza oncologica” per diversi tipi di tumore, “con associazioni osservate nel melanoma cutaneo, nel cancro alla prostata, colorettale e orale”. Inoltre, “la letteratura riporta costantemente che il silenziamento di HSD17B12 può ridurre notevolmente la proliferazione e l’invasione delle cellule tumorali ovariche e del seno”.
Da qui la necessità di approfondire il campo di indagine anche rispetto al neuroblastoma. In riferimento a ciò, Teresa Maiorino prosegue: “Un’importante aggiunta a questo corpo di prove è uno studio recente che associa l’upregulation di HSD17B12 (cioè, la sua sovraregolazione, la sua eccessiva attività, ndr) a una prognosi sfavorevole e a tassi di sopravvivenza libera da eventi (libera da avanzamenti della malattia o da ricadute, nda) più bassi nel neuroblastoma”.
Ed ecco uno dei punti di arrivo di questo studio: come sottolinea Maiorino, “in accordo con questi risultati recentissimi, abbiamo trovato che l’espressione più alta di HSD17B12 è associata a indicatori prognostici negativi nel neuroblastoma” con “osservazioni di malignità aumentata”. “Inoltre – continua la ricercatrice del CEINGE -, abbiamo dimostrato che la soppressione di HSD17B12 nei modelli cellulari di neuroblastoma riduce significativamente la crescita e l’invasività delle cellule tumorali”.
Ne deriva la centralità di questo gene su cui puntare per cercare nuove strade terapeutiche e diagnostiche, come dice nell’articolo di Alessandra Buono per il CEINGE Achille Iolascon, pediatra genetista, professore emerito all’Università Federico II e principal investigator (coordinatore) al CEINGE del Gruppo di Genetica Medica delle malattie dell’età evolutiva: “Esistono già farmaci in sviluppo che colpiscono enzimi simili a HSD17B12 e potrebbero rappresentare – dice il professore – una nuova frontiera terapeutica per quei bambini che presentano un’attivazione di questo gene”. “L’obiettivo – spiega Iolascon – è duplice: riuscire a prevedere il rischio genetico di neuroblastoma e agire precocemente con terapie mirate”.
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di Francesco Ciampa, giornalista, ufficio stampa Associazione Italiana per la Lotta al Neuroblastoma